Come allenare la propriocezione

Come allenare la propriocezione?

di | Aprile 13, 2021

Il medico ti ha detto che devi fare ginnastica per il mal di schiena o per un dolore alle spalle? Questo articolo può esserti utile!

Gli esercizi di propriocezione che vedrai in questo, e negli altri video, sono utilizzati sia in ginnastica posturale che in riabilitazione ortopedica post intervento chirurgico.

COSA È E COME SI ALLENA LA PROPRIOCEZIONE

Provate ad immaginare la seguente situazione: vi state infilando le scarpe per uscire a correre e, improvvisamente salta la corrente elettrica e vi trovate al buio. Nonostante l’assenza di luce siete in grado di avvicinare la scarpa al piede, infilarla nel modo corretto, tendere le stringhe ed allacciarla.

Il problema magari si pone nel trovare la seconda scarpa nel buio totale, ma se le avete entrambe vicine riuscireste a prepararvi  per il vostro allenamento.
Questo “settimo senso”, che preferisco denominare come “senso del movimento”, è dato dalla propriocezione. La propriocezione,  è definita come il senso di posizione e di movimento degli arti e del corpo che si ha indipendentemente dalla vista.

Essa può avere due componenti:

  • Una statica, quando gli arti sono fermi nello spazio,
  • E una dinamica, legata al movimento del corpo nello spazio, definita come cinestesia.

La propriocezione è assicurata da specifici recettori. Sensori che informano il sistema nervoso centrale (SNC) della posizione del corpo in relazione con se stesso e con il mondo. Vediamo quali sono:

  • I fusi neuromuscolari: sensori inseriti in parallelo nelle fibre muscolari. Reagiscono ad improvvisi allungamenti del muscolo determinando una contrazione riflessa che si oppone allo stiramento. Questa funzione serve a lenire le variazioni di lunghezza del muscolo impedendo che si sviluppino cambi di lunghezza del muscolo troppo rapidi che potrebbero danneggiarlo.
  • Organi Tendinei del Golgi: recettori inseriti in serie nella giunzione mio-tendinea, zona di passaggio tra muscolo e tendine. Essi sovraintendono al riflesso di stiramento inverso, leggono cioè un aumento di tensione sulla struttura e informano il sistema nervoso centrale (SNC) che di conseguenza da ordine di rilassarsi. Oltre ad essere sensibili allo stato di tensione sviluppato dai muscoli sui tendini, agiscono come meccanismo “d’emergenza”, proteggendo i muscoli: quando le tensioni sulla giunzione muscolo-tendinea sono eccessive si innesca un riflesso che porta al rilasciamento muscolare.
  • I recettori delle capsule articolari, sensibili ai movimenti articolari delle singole articolazioni, e i recettori cutanei.
  • I recettori vestibolari (sacculo, utricolo e i canali semicircolari): sono situati nell’orecchio interno e inviano al cervello informazioni riguardanti le accelerazioni lineari e angolari della testa, e l’orientamento rispetto al vettore accelerazione di gravità e le rotazioni di essa.

E’ fondamentale per il SNC essere costantemente informato di questi parametri, poiché essi influenzano anche la postura

Infatti, postura e movimento sono un binomio già collaudato: “il movimento è il passaggio da una postura all’altra”, da Sharrington; “il movimento è un continuo cambiamento di postura”, secondo Bobath.
Naturalmente il sistema propriocettivo funziona in modo corretto nel soggetto in salute ma nel momento in cui il soggetto subisce un insulto articolare con un infortunio, i recettori a livello muscolare e articolare vengono traumatizzati e la sensibilità propriocettiva anch’essa alterata. Ad esempio un soggetto che subisce una distorsione alla caviglia e, anche dopo una specifica rieducazione, continua a caricare maggiormente dal lato sano proprio perché il suo sistema propriocettivo si è modificato, invia quindi informazioni sbagliate al SNC e di conseguenza riceve risposte sbagliate.

CENNI DI STORIA..

Questo sesto senso è una qualità fondamentale per il controllo del movimento e della stazione eretta. Il primo ricercatore ad occuparsi di propriocezione fu il neurologo Douchenne di Boulogne (1806-1875) che scoprì l’esistenza delle sensazioni propriocettive dei muscoli e delle articolazioni. Molto è stato fatto fino ad arrivare a Sherrington, che con i suoi studi ha messo le basi della neurofisiologia moderna e ha introdotto il termine “propriocezione”. Essa, attraverso i suoi sensori precedentemente descritti, fornisce informazioni di retroazione sui movimenti del corpo; semplificando segnala, istante per istante, quali movimenti l’organismo stesso sta compiendo.

LA RIEDUCAZIONE PROPRIOCETTIVA

Spesso dopo un infortunio si pensa solamente al recupero dell’articolarità e del tono muscolare tralasciando e relegando ad ultima fase il recupero della propriocezione. La rieducazione propriocettiva serve quindi a ridare al soggetto la capacità di percepire come sono disposte le proprie articolazioni in statica e dinamica. Gli strumenti più conosciuti e necessari per allenare la propriocezione sono: le tavolette basculanti a uno o due appoggi, i cuscini gonfiabili di varie dimensioni, le pedane tecnologiche ed interattive e altri. Ma la fantasia del rieducatore è lo strumento fondamentale per un buon allenamento propriocettivo.

Bisogna sempre tenere in considerazione alcuni punti per una corretta rieducazione propriocettiva:

  1. Il soggetto deve essere collaborante, non mostrare passività poiché si tratta di un esercizio attivo.
  2. Bisogna eseguire le sedute con costanza anche più volte al giorno per rendere efficace la rieducazione.
  3. Per poter iniziare una rieducazione alla propriocezione, il soggetto deve aver raggiunto un buon tono muscolare e aver recuperato la mobilità articolare dell’articolazione lesa.
  4. Bisogna educare la persona infortunata che, dopo la guarigione, dovrà continuare con esercizi di propriocezione in forma preventiva per future recidive.
  5. Infine si deve ricordare che deve essere usata come forma di “allenamento propriocettivo”, in tutti i soggetti sani per preparare e stimolare il corpo ai movimenti sport specifici e a gestire la propria forza muscolare.

La rieducazione di un soggetto, sportivo o amatoriale, è qualcosa di specifico che deve tenere conto di chi è la persona e cosa faceva prima del trauma, delle sue necessità e ambizioni. Nota fondamentale per una precisa rieducazione è la fantasia del Trainer/terapista nel somministrare le esercitazioni, variandone il contenuto, la frequenza e la durata ad ogni seduta. Da non sottovalutare è anche l’aspetto psicologico che la persona instaura dopo il trauma, la motivazione deve essere stimolata parallelamente alla rieducazione propriocettiva.

Una buona empatia tra il Trainer e la sua persona da curare sarà infine l’ingrediente segreto per massimizzare i risultati.

La rieducazione può avere realmente successo ma bisogna comprenderne i fattori chiave:

Se è vero che da molti il corpo umano è paragonato ad una macchina, è inutile riparare le singole parti della macchina senza dare importanza alla centrale-cervello che la regola.

Il soggetto riuscirà a ritornare a fare ciò che faceva prima, nei limiti del possibile, se il SNC è adeguatamente allenato a riprendere il controllo della situazione.

Bisogna anche tenere in considerazione che la propriocezione sarebbe da stimolare anche nel soggetto sano:

Si parla allora di allenamento propriocettivo e non di rieducazione. La finalità è di rendere la persona più consapevole del proprio corpo, della gestione della forza col fine ultimo, magari, di prevenire gli infortuni.
Come accennato, propriocezione e postura hanno forti legami. Spesso le alterazioni posturali sono date da cattive sensazioni propriocettive. Ecco un ulteriore motivo per allenare la propriocezione!

Per ricevere più dettagli sulla ginnastica posturale e propriocettiva scrivimi!

Dott. Fabio Marino