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ESERCIZI PER NEONATI per displasia congenita dell’anca – Fabio Marino

di | Aprile 13, 2021

Esercizi per i neonati per displasia congenita

La displasia congenita dell’anca è un’affezione che può presentarsi alla nascita, per insufficiente sviluppo delle componenti del bacino. In realtà la malformazione dell’anca avviene durante il periodo fetale. E’ una patologia ereditaria, che predilige il sesso femminile. Probabilmente anche la posizione del bambino durante la vita fetale influenza la comparsa o meno di debolezze cartilaginee dell’anca.

Il problema alla base risiede in una cartilagine acetabolare più delicata rispetto alla norma. Questa lassità facilita la lussazione del femore rispetto all’acetabolo.

Detto ciò, alla nascita un bambino, di norma, ha le porzioni iliaca, ischiatica e pubica, non ancora saldate fra loro. Il processo di ossificazione non è chiaramente completato. La cartilagine presente è definita di accrescimento.

Diversamente dall’adulto, il neonato presenta in maniera del tutto fisiologica, un valgismo neonatale. Questo si traduce in un’angolo di inclinazione esistente tra il collo del femore e l’asse della diafisi alquanto ampio.

A causa del difetto di displasia congenita dell’anca, le lassità capsulo-legamentose, non favoriscono il normale sviluppo dell’acetabolo.

Cos’è l’acetabolo?

L’acetabolo è quella porzione dell’anca che potrebbe farci ricordare la cavità glenoidea della spalla. La sua funzione è quella di contenzione della testa del femore. L’acetabolo è circondato dal ciglio acetabolare di cartilagine.

Fasi evolutive della displasia congenita dell’anca:

  1. Prelussazione
  2. Sublussazione
  3. Lussazione

Benché le fasi siano quelle appena indicate, l’evoluzione della patologia può arrestarsi ad una di esse.

Nella prelussazione, alla nascita, viene a formarsi il cosiddetto “neo-limbus” lungo il margine dell’acetabolo.  Questa estroflessione non permette dunque il corretto assestamento della testa del femore nell’acetabolo. Tale anomalia produrrà adattamenti fisiologici e meccanici al livello dell’articolazione coxo-femorale. Per cui il collo del femore si arrotonda e  si sposta in avanti rispetto al suo asse orizzontale.

Nella sublussazione invece, la testa femorale tende a dislocarsi dalla sua normale sede anatomica. Questa è una fase che definirei di compensazione.  La variazione che si assiste è una conseguenza delle lassità legamentose, esistenti dalla nascita. Inoltre le sollecitazioni dell’osso sul margine superiore dell’acetabolo, non favoriscono una normale integrità di quest’ultimo. Le lassità implicate sono anche di tipo muscolare, interessando quelli che sono i muscoli pelvi-trocanterici.

Nella fase di lussazione, vi è una completa risalita della testa femorale nella zona iliaca. La testa femorale varia completamente la sua sede. Si forma, quindi, un nuovo acetabolo, che contiene  l’osso del femore. Vengono persi i normali capi articolari.

La diretta conseguenza è la variazione dell’andamento del passo. La deambulazione risulterà nei primi anni di vita difficoltosa, dato l’accorciamento dei vari muscoli della coscia e dell’ileopsoas.

I muscoli e i legamenti presenti in quella regione, non sono esclusi dal sistema di compensazione della displasia congenita dell’anca.

Diagnosi della displasia dell’anca

Da parte del medico ortopedico o dal pediatra! Un test diagnostico non va eseguito da solo senza il medico! Gli esercizi per neonati per displasia congenita dell’anca, non verranno dunque svolti autonomamente.

Accertatosi di ciò, passiamo ad illustrare brevemente la Manovra di Ortolani. Lo scopo di questa manovra è quello di accertarsi della risalita della testa femorale oltre la sua sede. Si può sentire uno scatto, a causa della presenza del neo-limbus, precedentemente descritto. Il medico esercita  una pressione con il pollice sull’interno coscia, e con le altre dita verso la parte esterna della coscia.

Un altro test diagnostico, consiste nel valutare lo stato di gravità dell’arto affetto, che ne risulta accorciato. In questo test, il bambino è seduto con le gambe estese.

Segno evidente: “andatura anserina”, per cui una parte del bacino è inclinata verso il basso.

Trattamento per la displasia congenita dell’anca: quanto più precoce possibile. Tutore ortopedico che mantenga le anche in abduzione di 70° e in flessione a 90°. Il tutore viene applicato dal medico, sia in fase di prelussazione, che a seguito di un intervento chirurgico.

Displasia congenita dell’anca e neonato: quando sopraggiunge il problema

Dal momento che la testa femorale non presenta un punto di ancoraggio stabile e forte, tenderà a risalire oltre il bordo dell’acetabolo. Questo si configura in una difficoltosa possibilità di deambulazione. Peraltro le sollecitazioni meccaniche della testa del femore sull’acetabolo non sono produttive, poichè non si verifica un contatto fra le parti anatomiche.

Importanza del tutore ortopedico per la displasia congenita dell’anca

Il tutore ortopedico per i bambini affetti da displasia dell’anca, è fondamentale per correggere la dislocazione della testa femorale. Inoltre esso garantisce una costante abduzione delle cosce del neonato. E’ utile consultare il proprio medico ortopedico.

Gli esercizi per neonati per displasia congenita dell’anca, mirano a modulare le rigidità articolari.

Serve agire sul legamento rotondo mediante le abduzioni. Le abduzioni delle cosce sono movimenti in cui le stesse vengono allontanate dalla linea mediana immaginaria del corpo. La linea mediana del corpo passa dal capo fino ai piedi.

Il legamento rotondo contribuisce all’inserzione della testa del femore nell’acetabolo. Origina dalla fovea capitis della testa del femore e si inserisce sul margine inferiore dell’acetabolo.

  • Gli esercizi per neonati per displasia congenita si avvalgono di flessioni delle ginocchia, con abduzione delle cosce. Il movimento è ciclico per cui, le cosce tornano piegate in direzione del petto. L’abduzione delle cosce è importante per la distensione del legamento rotondo.
  • Le abduzioni possono essere compiute mantenendo, con l’aiuto dei nostri palmi delle mani, i piedi dei neonato ” a martello”.
  • Unire alle abduzioni delle cosce del bambino da allungato, il sollevamento delle ginocchia verso l’alto.
  • In posizione prona, vengono fatte eseguire delle estensioni delle ginocchia.
  • Stessa posizione, ma con l’esecuzione delle estensioni delle cosce con le ginocchia piegate.

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Dott. Fabio Marino