FISIOTERAPIA PER IL PARKINSON – Fabio Marino

di | Aprile 13, 2021

Fisioterapia per il parkinson. Gli anziani sono le persone interessate da questa malattia.

Questa affezione colpisce principalmente l’area motoria, ma con il tempo può portare a disagio anche in altre ambiti. È necessario però, che la presa in carico dei pazienti sia effettuata in modo multidisciplinare e possa accompagnare la persona lungo tutto il percorso di questa malattia.

Infatti, con il tempo anche le aree del linguaggio come la produzione verbale o la deglutizione possono venire interessate.

Il progredire delle difficoltà motorie, a volte, coinvolge anche aspetti relazionali e psicologici quali ad esempio la depressione.

Le figure coinvolte all’interno del programma di cura devono essere quindi molteplici.

Intanto vediamo meglio di cosa si tratta.

Come dicevamo il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa e progressiva. Questo significa che, seppur lentamente, la sua evoluzione tende sempre a progredire. La causa è dovuta alla mancanza di produzione della DOPAMINA all’interno della sostanza nigra dei nuclei ella base (così si chiama la parte del sistema nervoso entrale direttamente interessata) e la ragione per cui ciò accade non è ancora conosciuta.

La cura attraverso la somministrazione di farmaci è indispensabile quanto la fisioterapia per il parkinson, e avanzata al più presto in modo da rallentare l’evoluzione.

Prima iniziamo meglio è.

Come si effettua la diagnosi

La diagnosi inizialmente è soprattutto clinica.

È il paziente stesso che chiede un approfondimento dal medico perché sente che le attività che svolge abitualmente diventano più difficili. Sente che i movimenti sono meno fluidi e che appare a volte un tremore a riposo. Anche nello stare in piedi ci si sente meno stabili. Ecco che abbiamo elencato le tre caratteristiche principali della malattia di Parkinson.

  • La rigidità muscolare
  • Il tremore a riposo
  • I disturbi dell’equilibrio

Quante persone sono coinvolte da questa malattia?

La percentuale di casi di morbo di Parkinson nella popolazione è di circa una persona ogni cento. Non c’è una prevalenza di sesso, ossia gli uomini si ammalano con la stessa probabilità delle donne. Si manifesta generalmente in tarda età: dopo i 55 anni.

Come evolve?

È di solito una malattia che esordisce da un solo lato, per poi diventare bilaterale nel corso di qualche anno. Sorgono le prime difficoltà di equilibrio che dopo circa una decina di anni rendono le cadute sempre più frequente. Questa è la ragione per cui si è poi costretti ad usare una carrozzina per gli spostamenti.

Se consideriamo che è una malattia con esordio in tarda età, dobbiamo aggiungere anche tutti i problemi che normalmente sono presenti nelle persone anziane.

Il suo decorso è comunque estremamente personale e dipende da ciascuna persona; è anche in relazione al momento in cui si sono iniziate le cure mediche e la fisioterapia per il parkinson.

Terapie farmacologiche e fisioterapia.

Il trattamento medico farmacologico è indispensabile. È un campo sempre in evoluzione che ha già permesso un sensibile miglioramento della qualità di vita delle persone affette da questa patologia.

La fisioterapia ha un ruolo altrettanto importante.

Che cosa può fare la fisioterapia?

Come abbiamo detto, la fisioterapia per il parkinson è un elemento fondamentale per accompagnare il paziente e assicurare il maggior benessere e sicurezza possibili nello svolgimento delle attività quotidiane.

È fondamentale per mantenere indipendenza il più a lungo possibile.

Bisogna prevenire la tendenza alla inattività migliorando la stabilità e la propriocettività, prevenire la tendenza alle cadute. Mantenere l’elasticità articolare e la migliore mobilità possibile. Sia attiva che passiva.

Ovviamente la fisioterapia per il parkinson varia a seconda che la malattia sia negli iniziali stadi di manifestazione piuttosto che presente da molto tempo.

Distinguiamo tre fasi di manifestazione

Nella fase iniziale il paziente non ha grandi limitazioni. Si tratta per lo più di difficoltà iniziali nella deambulazione e nella stazione eretta. I problemi di equilibrio iniziano a manifestarsi aumentando così il rischio di cadute.

In questa fase la fisioterapia per il parkinson è di fondamentale importanza per prevenire la inattività, ridurre la paura di muoversi e quindi il conseguente rischio di cadute. Preserva e migliora le capacità fisiche.

Si tratta di proporre degli esercizi che coinvolgano il paziente in modo globale. Gli esercizi hanno come obiettivo il miglioramento delle capacità propriocettive e di equilibrio, l’alternanza del carico sulle gambe, l’utilizzo associato delle gambe e delle braccia in modo alternato.

Bisogna mantenere la elasticità delle articolazioni, la forza e la resistenza muscolare con esercizi che migliorino le capacità aerobiche. Quando è possibile è preferibile proporre delle attività in gruppo.
È molto importante motivare il paziente.

Accompagnarlo in fase difficile della vita in cui la persona vede i cambiamenti che sono in atto nelle sue capacità motorie.Il confronto e il sostegno con altre persone che vivono la stessa condizione aiuta a rispecchiarsi nei bisogni e a trovare delle strategie individuali.

È indispensabile dare dei consigli e informazioni di cui il paziente ha particolarmente bisogno.

Gradualmente le difficoltà e i sintomi diventano maggiormente invalidanti. I problemi di equilibrio e il rischio di cadute diventano maggiori. I movimenti sono più impacciati e rigidi.

In questa seconda fase gli obiettivi della fisioterapia per il parkinson sono quelli di mantenere il più possibile la funzione del cammino e della stazione eretta, di rendere il più possibile autonomi i passaggi posturali e i trasferimenti da una posizione ad un’altra. Incrementare le capacità delle mani di afferrare e utilizzare con sicurezza gli oggetti.

È anche necessario iniziare sempre di più a coinvolgere una persona che possa aiutare ed essere di supporto.

Purtroppo a malattia ha una evoluzione progressiva. Si arriva ad una fase che vede il paziente costretto su una sedia a rotelle perché è il solo modo per assicurare una sicurezza adeguata. La mobilità attiva è scarsa e gli obiettivi della fisioterapia per il parkinson sono quelli i mantenere la articolarità prevenendo le rigidità e le contratture e i danni da decubito.

Con che frequenza proporre la fisioterapia per il parkinson?

La valutazione della frequenza e gli obiettivi di trattamenti sono strettamente personalizzati e vanno adattati a ogni singola persona. Gli obiettivi sono diversi in relazione alla fase evolutiva e alle caratteristiche individuali e generali di ciascuno.

Il progetto della fisioterapia per il parkinson deve essere concordato tra il paziente e il terapista. È comunque raccomandato un trattamento che duri un paio di mesi nei quali possano dare le giuste indicazioni relative al momento presente e si possano dare consigli su come procedere successivamente.

Fondamentale dare degli esercizi che si possano svolgere a domicilio che possano essere svolti con regolarità.

Trattamento in gruppo o individuale.

Anche per questo aspetto la variabilità individuale e gli obiettivi della fisioterapia per il parkinson devono essere attentamente valutati da terapista per proporre la terapia migliore per ogni singola persona.

La terapia in gruppo è indicata quando ci sono degli obiettivi generali da perseguire e la fase di evoluzione della malattia è ancora agli esordi.

Le persone hanno la possibilità di confrontarsi tra loro e condividere gli aspetti della loro condizione di sofferenza.

L’aspetto sociale della terapia di gruppo non è da sottovalutare.

Spesso ci si può sentire soli e si può pensare di non avere le risorse per potere andare avanti. Il confronto con persone che vivono la stessa condizione e che trovano delle soluzioni ai loro disagi, è di grande aiuto sia dal punto di vista pratico che da quello psicologico.

A volte i pazienti stessi trovano delle soluzioni più efficaci dei terapisti anche più esperti.

In ogni caso il trattamento di fisioterapia per il parkinson in gruppo non vuol dire che non sia personalizzato. Si lavoro insieme, ma il fisioterapista è in grado di modulare gli esercizi in modo che siano adatti per ciascuno persona.

A volte le prestazioni sono fluttuanti

La malattia del Parkinson ha oscillazioni nelle capacità di eseguire delle attività motorie durante la giornata che influiscono sulle prestazioni della persona.

Il fisioterapista deve aiutare il paziente a riconoscere questi momenti e ad averne rispetto.

Possono esserci momenti della giornata nei quali un compito non si riesce a eseguire con facilità mentre invece lo era poco prima. È una caratteristica della malattia che rende fluttuanti le prestazioni.

In questi casi è utile che il fisioterapista dia le giuste indicazioni e chiedere il consulto medico, in modo da vedere la possibilità d’intervenire a livello farmacologico.

Per finire

Abbiamo visto che il parkinson è una malattia che coinvolge molti aspetti della persona.

Rivolgiamoci a personale che è specializzato nella fisioterapia per il parkinson in modo da avere la più appropriata gamma di risposte e soluzioni ai problemi che insorgono nel tempo.

Infatti, oltre al sistema muscolo scheletrico sono coinvolti anche il sistema cardio vascolare e quello respiratorio. Il dolore e le funzioni sensoriali possono con il tempo essere coinvolte, come anche le funzioni mentali.

È una patologia che va affrontata appena posta la diagnosi da una equipe  di specialisti che si occupano di fisioterapia per il parkinson insieme con la figura del medico e tutte le altre professioni che per ciascun caso sono importanti, al fine di proseguire la vita nel modo migliore possibile.

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Dott. Fabio Marino

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