Tendinite della zampa d'oca: approccio osteopatico

Tendinite della zampa d’oca: approccio osteopatico – Fabio Marino

di | Aprile 13, 2021

Il dolore al ginocchio causato dalla tendinite della zampa d’oca (nota anche come borsite della zampa d’oca o borsite anserina) è un disturbo abbastanza comune che può verificarsi in diverse situazioni patologiche.

Gli approcci terapeutici sono diversi e tra di essi esistono anche tecniche osteopatiche molto efficaci.

Brevi cenni anatomici di ginocchio e borsite della zampa d’oca prima di affrontare il trattamento osteopatico:

Il ginocchio è un’articolazione che fornisce un sostegno strutturale a tutto il corpo e costituisce il punto di connessione tra la caviglia e l’anca, due articolazioni che possiedono particolare mobilità su tutti i piani dello spazio. Per questo motivo funge da stabilizzatore, ma può particolarmente risentire dell’alta mobilità delle altre due articolazioni.

La zampa d’oca è costituita dai tendini dei muscoli gracile, sartorio e semitendinoso

La zampa d’oca costituisce l’insieme dei tendini dei muscoli semitendinoso, gracile e sartorio, che si inseriscono sulla porzione superiore della superficie mediale della tibia. Il nome deriva dall’aspetto di questi tre tendini che insieme assomigliano proprio alla zampa di un’oca.

La zampa d’oca è costituita dai tendini dei muscoli gracile, sartorio e semitendinoso. In questa immagine vediamo qual’è la sede dell’infiammazione

La borsite della zampa d’oca rappresenta un’infiammazione della borsa posta tra l’aponeurosi dei tre muscoli e il legamento collaterale mediale (LCM). È una patologia da sovraccarico, dovuta a un eccesso di attivazione dei tre muscoli che vanno a scorrere sulla borsa creando attrito.

Talvolta invece lo stato infiammatorio (con conseguente dolore e ipofunzionalità) può essere legato a problematiche meniscali o, in persone anziani, a degenerazioni artrosiche.

Esame fisico osteopatico per la tendinite della zampa d’oca

Quando si intende trattare la tendinite della zampa d’oca, l’esame fisico osteopatico alla palpazione deve rivelare tutti i movimenti del ginocchio siano conservati. Inoltre è importante che vi siano le seguenti condizioni:

  • assenza di effusione
  • assenza di calore eccessivo alla palpazione
  • no eritema
  • nessun click palpabile o crepitio
  • nessun blocco articolare.

All’esame fisico dovranno necessariamente essere eseguiti i seguenti test:

  • Cassetto anteriore (per il crociato anteriore)
  • Lachmann (per il crociato anteriore)
  • McMurray  (per i menischi)

Questi tre test devono risultare negativi.

L’esame neurologico va eseguito e deve essere senza deficit.

La competenza osteopatica dovrà inoltre essere supportata dalla lettura di imaging che contengano referti essenzialmente negativi.

Il Trattamento Manipolativo Osteopatico (OMT) per la tendinite della zampa d’oca che propongo prevede l’esecuzione consequenziale di tecniche utili a ribilanciare l’equilibrio del liquido sinoviale che circonda e nutre, grazie all’apporto artero-venoso e linfatico, tutte le strutture che coesistono nell’articolazione del ginocchio.

Tecniche utili per la tendinite della zampa d’oca

Questa tecnica è stata sviluppata dall’osteopata Fred Mitchell per attivare il riflesso tendineo del Golgi al fine di migliorare la mobilità riducendo la tonicità della muscolatura ipertonica e il ripristino dei limiti fisiologici dell’articolazione (6). L’applicazione della tecnica medialmente e lateralmente al ginocchio influenzerà i legamenti collaterali mediali e laterali, la capsula articolare, e le componenti miofasciali mediale e laterale (ad es. muscoli adduttori, banda ileotibiale, etc.).

  1. Con l’assistito in posizione supina l’operatore tiene la caviglia laterale con la mano caudale mentre pone la mano cefalica appena sopra la linea di giunzione sul ginocchio mediale.
  2. Il paziente spinge la caviglia contro la mano, mentre l’operatore applica una forza in direzione mediale (spinta isometrica).
  3. Dopo pochi secondi l’assistito rilassa completamente la gamba mentre l’osteopata riposiziona la barriera e ripete per altre 3-5 volte.

A questo punto l’operatore cambia la posizione delle mani: quella caudale è sul lato mediale della caviglia mentre quella cefalica sulla faccia laterale del ginocchio, appena sopra la linea di giunzione.

Chiede quindi al paziente di spingere il piede e la caviglia verso l’interno contro la mano per qualche secondo mentre applica una controforza. Durante il rilasciamento della spinta dell’assistito, che dura pochi secondi, l’osteopata riposiziona la nuova barriera; il procedimento viene ripetuto per 3-5 volte.

Tecnica di Counterstrain (Counterstrain – CS)

Questa metodica è stata sviluppata dal Dr. Lawrence Jones per alleviare i dolori articolari del cliente avendo nel contempo cura che fosse posizionato nel massimo relax.

L’applicazione della tecnica CS anteriormente e posteriormente all’articolazione del ginocchio influenzerà sia il legamento crociato anteriore (LCA) che quello posteriore (PCL), così come i tender points associati.

  1. Il paziente viene posizionato in modo tale che il tender point perda le sue caratteristiche tissutali mentre l’osteopata mantiene la posizione raggiunta per 90 secondi. Nella tecnica che propongo non faccio altro che trasformare il test del cassetto in anteriorità in una tecnica seguendo il modello counterstrain di Jones.
  2. Il cliente è supino con ginocchio flesso a 90 gradi e piede sul lettino. L’osteopata si siede sul piede per stabilizzare la presa e incrocia le dita dietro il ginocchio.
  3. Applica quindi una forza gentile anteriormente per allungare il lig. crociato anteriore (LCA) in iper-accorciamento così come quello posteriore (PCL).
  4. La posizione viene mantenuta per 90 secondi per poi lentamente essere rilasciata mentre il paziente rimane in una posizione confortevole.

Alternativamente:

  1. Sempre per il trattamento del crociato anteriore il paziente rimane in posizione supina con la gamba estesa e un supporto confortevole posto sotto la coscia distale, appena prossimale alla linea comune del lato interessato. L’operatore individua la superficie della tibia e vi pone l’eminenza tenare.
  2. Applica quindi una forza diretta verso il lettino nel piano della linea congiunta chiedendo nel contempo un feedback al cliente per determinare la quantità di pressione necessaria affinché non senta dolore.
  3. La posizione viene mantenuta per 90 secondi e poi lentamente rilasciata.

Tecniche di Bilanciamento delle tensioni legamentose (Balanced Ligamentous Tension – BLT)

Sono state sviluppate da Andrew Taylor Still come “tecniche osteopatiche generali” e poi pubblicate da William G. Sutherland nel 1949.

Sono tecniche indirette che hanno come bersaglio il tessuto connettivo e utilizzano la metodica in esagerazione e/o facilitazione dell’andamento della disfunzione, bilanciando gli equilibri e migliorando il flusso sanguigno e linfatico dei tessuti colpiti mediante l’utilizzo di una pressione di pochi grammi.

La tecnica che propongo serve per bilanciare le tensione dei muscoli e delle componenti fasciali del ginocchio e di tutta la gamba.

  1. Il paziente è supino mentre l’osteopata utilizza le mani per sollevare e sostenere la caviglia.
  2. Con una leggera trazione su piede e caviglia del lato interessato, direziona quindi la gamba in rotazione dapprima interna e poi esterna per monitorare la migliore mobilità in ogni direzione.
  3. Raggiunto quindi il punto di convergenza tra tutti i punti di tensione, l’osteopata mantiene la posizione aggiungendo una leggera distrazione/decoattazione fino al momento in cui apprezza un cambiamento tissutale e rilasciamento delle tensioni
  4. La tecnica viene quindi ripetuta in successione per 2-3 volte.

Controindicazioni

Non ci sono controindicazioni per questo protocollo applicativo se l’esame fisico palpatorio e dei test osteopatici è risultato negativo in ogni suo aspetto.

Si ribadisce comunque che tutte le tecniche osteopatiche dovrebbero essere eseguite solo con il consenso  informato del paziente.

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Dott. Fabio Marino