TRATTAMENTO PER LA FLEBITE – Fisioterapia – Fabio Marino

di | Aprile 13, 2021
  • I sintomi della flebite comprendono dolore, eritema, a volte lungo il decorso della vena, edema, gonfiore, percezione della vena come dura e simile ad una “corda”.

In questo articolo parliamo dello sviluppo e del trattamento della flebite

La flebite è l’infiammazione di una vena. E’ una condizione dolorosa che, se non trattata, può anche danneggiare la vena affetta in modo permanente.

Quindi, è fondamentale identificare e trattare precocemente il problema, per ridurre le complicazioni e diminuire la necessità di interventi.  Può essere provocata da cause meccaniche, chimiche o batteriche.

Tra tutti i fattori scatenanti, tra i più frequenti vi è la terapia infusionale: alcuni studi hanno dimostrato che la flebite è una complicanza che può colpire coloro che ne sono sottoposti nella misura del 30-70%.  Invece, è più rara la causa batterica, ma non è da sottovalutare: infatti, se non considerata, può portare a serie complicazioni come la setticemia.

Patogenesi della flebite

La parete interna di una vena, la tonaca intima, è formata principalmente da un singolo strato di cellule endoteliali impacchettate strettamente. Un trauma o un’irritazione di tale superficie può causare il rilascio di alcune sostanze, come istamina, serotonina e bradichinina, che attivano la risposta infiammatoria che genera la flebite.

Di conseguenza si ha la dilatazione della vena e l’aumento dell’afflusso sanguigno nell’area.

Anche la permeabilità dei capillari aumenta, permettendo a liquidi e proteine di fluire nello spazio interstiziale provocando edema e tensione nella zona. Una reazione associata può anche essere l’aumento della temperatura corporea. Se non viene trattata l’infiammazione, nella vena può anche formarsi un trombo, massa solida di cellule del sangue, che causa ulteriore indurimento ed edema.

Segni e sintomi della flebite

I sintomi della flebite comprendono dolore, eritema, a volte lungo il decorso della vena, edema, gonfiore, percezione della vena come dura e simile ad una “corda”.

Tipologie di flebite

Esistono due tipologie di flebite: superficiale e profonda.

La flebite superficiale, meno grave e preoccupante, compare sulla superficie cutanea ed è causata in genere da un piccolo coagulo o dall’irritazione causata da un catetere venoso.

Invece, la flebite profonda colpisce le vene più in profondità ed è potenzialmente più grave della superficiale perché è generalmente associata alla presenza di un trombo.

Si parla infatti di trombo-flebite profonda o trombosi venosa profonda. La presenza di un trombo è rischiosa perché può degenerare in embolo, con rischio di embolia polmonare. In tal caso, oltre alla sintomatologia associata alla flebite, compaiono importanti sintomi come aumento di frequenza cardiaca e respiratoria, dolore al petto e difficoltà a respirare, rischio sincope.

Diagnosi di flebite

Per effettuare una diagnosi di flebite, lo specialista si affida soprattutto all’esame obiettivo, soggettivo e fisico del paziente: si tratta di una diagnosi clinica.

Possono essere richiesti degli esami strumentali per confermare l’ipotesi in caso essa sia dubbia. L’ecocolordoppler è un’ecografia del flusso sanguigno, altrimenti possono essere effettuati anche TAC, risonanza e venografia.

Cause e fattori di rischio per la flebite

Il rischio di flebite è causato o incrementato da alcuni fattori, di cui solo alcuni modificabili:

  • Sesso femminile
  • Età avanzata
  • Obesità
  • Assunzione di fumo
  • Gravidanza
  • Assunzione di pillola anticoncezionale
  • Sedentarietà
  • Presenza di vene varicose
  • Alterazione delle coagulazione del sangue
  • Patologie che ritardano la comparsa dei sintomi, come malnutrizione o immunosoppressione
  • Malattie che indeboliscono la funzione circolatoria, come una malattia vascolare periferica
  • Patologie che alterano la sensibilità, come le neuropatie
  • Sottoposizione ad un cateterismo venoso

Importanza dell’inserzione e del controllo post infusionale

L’inserimento di un catetere venoso è spesso fonte di flebiti per cause meccaniche, chimiche o batteriche. E’ anche importante verificare che non compaia una flebite post infusionale, fino a 96 ore dalla rimozione del catetere.

Infatti, quando una vena è parzialmente occlusa per la presenza di un catetere, il sangue tende a scorrere lungo percorsi alternativi, seguendo la via di minor resistenza. Quando il flusso sanguigno è deviato, vi è una stasi venosa, le pareti della vena sono danneggiate e le piastrine non riescono ad aderire alla zona lesa per iniziare la guarigione.

Tuttavia, una volta rimosso il catetere e ripristinato il normale flusso sanguigno, le piastrine ricominciano ad aggregarsi così velocemente da creare una occlusione della vena: una trombosi. Viene percepito dolore lungo la vena, che si presenta come una corda dura.

Deve essere applicato un impacco caldo umido più volte al giorno per 15 minuti, fino alla risoluzione dei sintomi. Il calore dilata la vena e abbassa il rischio di una trombosi permanente.

Cause meccaniche di flebite

La flebite di origine meccanica è provocata dalla presenza di un catetere che irriti o danneggi la vena.

I sintomi compaiono solitamente nel punto di inserzione o lungo il catetere stesso. La vena può essere percepita come una corda tesa. Ci sono dei fattori di cui l’infermiere deve tener conto durante il cateterismo, in particolare:  materiale usato (il teflon-politetrafluoroetilene dà più rischi del vialon-poliuretano), dimensioni del catetere (il rischio è aumentato con cateteri più lunghi, di calibro più grande e lume più spesso), posizionamento del catetere (bisognerebbe evitare le zone in cui è aumentata la probabilità di contatto con la parete venosa, come prominenze ossee o aree di flessione).

Il poliuretano è un materiale generalmente meno rigido del politetrafluoroetilene. Tale caratteristica corrisponde ad una minore frizione sulle pareti della vena. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che garantisca anche la caratteristica di maggiore resistenza ai microorganismi.

La portata è il volume del fluido sanguigno che passa nel catetere in un determinato lasso di tempo. E’ determinata dal calibro e dalla lunghezza del catetere. La scelta del catetere dovrebbe ricadere su quello di lunghezza minore e con calibro più piccolo per la portata necessaria, in modo da ridurre il rischio di contatto con la parete della vena.

La scelta della vena in cui posizionare il catetere deve ricadere su vasi che non siano arrossati, contusi, induriti o dolenti. Inoltre, deve essere un’area lontana da prominenze ossee o dove siano presenti visibilmente biforcazioni venose o valvole. Infatti, sono zone dove è aumentata la probabilità di contatto con la parete venosa. Quando è necessario sostituire il catetere, è buona norma alternare gli arti o, se non è possibile, il lato interno ed esterno dello stesso arto.

Inoltre, è importante stabilizzare il catetere con strumenti di sicurezza per minimizzarne il movimento nella vena, in particolar modo in pazienti agitati o confusi e con i bambini.

In più, anche se non dovessero insorgere problemi, è bene che il catetere venoso sia controllato più volte al giorno e sostituito almeno ogni 96 ore.

Se è presente flebite da cause meccaniche, il catetere deve essere rimosso e deve essere applicato un impacco caldo umido sul sito d’inserzione. Esso aiuta a ridurre il dolore e aumenta il flusso sanguigno nell’area, accelerando la guarigione. Se è necessario riposizionare il catetere, non verrà applicato alla stessa vena ma, se possibile, a una più grande, utilizzando un catetere di calibro più piccolo.

Cause chimiche di flebite

Può succedere che le sostanze infuse durante un cateterismo danneggino le pareti della vena causando flebite.

Si tratta di farmaci irritanti, come i chemioterapici, oppure di sostanze con pH e osmolarità che si discostano dal range normale del sangue.

Anche le soluzioni per la preparazione della pelle al catetere possono entrare nel circolo sanguigno durante l’inserimento dell’ago, causando flebite.

I sintomi si manifestano lungo la vena, che può essere percepita come una corda tesa.

In ogni caso, per cercare di limitare i danni, è utile che venga scelta una vena grande, utilizzando un catetere di calibro piccolo. Ciò permette ad un maggior volume di sangue di scorrere più velocemente nel catetere, diluendo maggiormente l’infusione.

In presenza di flebite da cause chimiche, il catetere deve essere rimosso e deve essere applicato un impacco caldo umido sul sito d’inserzione. Nel caso si debba riposizionare il catetere, per evitare una nuova flebite sarà opportuno diluire maggiormente il farmaco o ridurre la velocità di infusione.

Cause batteriche di flebite

I batteri possono essere introdotti nel sistema circolatorio attraverso la contaminazione del sito di inserzione di un catetere, o della soluzione infusa.

La flebite batterica è molto pericolosa perché i batteri, oltre a causare irritazione della vena, possono provocare seri problemi sistemici, fino alla setticemia.

Tra i sintomi, la zona si presenta molto calda e può essere presente essudato purulento. Oltre alla sintomatologia locale, possono essere presenti febbre e brividi. Per evitare l’insorgenza di flebite batterica, è importante eseguire tutte le manovre di detersione dell’area da trattare e delle mani dell’operatore, oltre al controllo dell’integrità e sterilità di tutti gli strumenti utilizzati. In caso di flebite batterica, il catetere sarà rimosso e sarà applicato un impacco caldo umido sulla zona. Se deve essere eseguita una riapplicazione del catetere, dovrà essere utilizzato un nuovo kit sterile.

Trattamento della flebite

La flebite colpisce soprattutto gli arti inferiori. A seconda della tipologia, può essere opportuno effettuare un trattamento piuttosto che un altro.

  • Elevare l’arto in posizione distesa, per favorire il ritorno circolatorio.
  • Applicare impacchi caldo umidi, per ridurre l’edema, favorire il riassorbimento e la vasodilatazione, o impacchi freddi per ridurre infiammazione e dolore.
  • Comprimere la zona tramite bendaggi elastocompressivi a compressione graduale, per favorire la circolazione sanguigna, ridurre edema e infiammazione.
  • Evitare l’immobilità ed aumentare il movimento dell’arto, tramite ginnastica passiva e attiva su indicazione specialistica, per diminuire il dolore e favorire la circolazione. Il cammino è molto consigliato per aumentare l’efficacia della pompa circolatoria.
  • Correggere i fattori di rischio modificabili, ad esempio eliminare fumo e alcol, seguire una dieta e un’ idratazione adeguate, evitando cibi grassi, modificare eventuali terapie ormonali come i contraccettivi.
  • Utilizzare i farmaci antinfiammatori o eventualmente antibiotici indicati, per ridurre l’infiammazione e la sua causa. Per la flebite profonda, inoltre, oltre ad un trattamento antinfiammatorio, è importante seguire la terapia anticoagulante e trombolitica. Può essere indicato eventualmente un intervento chirurgico per rimuovere il trombo (trombectomia), o l’inserimento di un filtro nella vena cava per trattenere eventuali trombi presenti.

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Dott. Fabio Marino

Co-autrice: Dott.ssa Ft Dalila De Blasio

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