Fisioterapia per trigger point

Trigger Points: cosa sono? e come riconoscerli!? – Fabio Marino

di | Aprile 13, 2021

Quando parliamo dei trigger points bisogna specificare che la maggior parte delle persone che soffrono di dolori muscolo scheletrici spesso soffrono della cosiddetta sindrome del dolore miofasciale, una condizione di dolore che origina dal muscolo e dalla fascia circostante. I pazienti di solito presentano un dolore localizzato in un’area ristretta o un dolore riferito, sia a riposo che durante il movimento. Questo dolore ha origine appunto dai trigger points.

Ma cosa sono effettivamente i trigger points?

Innanzitutto bisogno classificare l’origine della sindrome del dolore miofasciale, che può essere suddivisa in forme acute e croniche. Quando è di origine acuta, come ad esempio traumi di natura sportiva, si risolve spesso spontaneamente o dopo trattamenti semplici. Tuttavia, quando è di origine cronica di solito peggiorano in prognosi e i sintomi che possono durare per 6 mesi o più. Vari fattori possono contribuire all’origine dei trigger points. I fattori di rischio più comuni sono:

  1. Eventi traumatici
  2. Fattori ergonomici (ad es. Attività eccessive, postura scorretta prolungata)
  3. Fattori strutturali (ad es. scoliosi, artrosi)
  4. Fattori sistemici (ad es. Ipotiroidismo, carenza di vitamina D, carenza di ferro)

La conoscenza e gli studi dei trigger points è molto recente, tanto che sia nella popolazione generale sia nella letteratura esistente è stata raramente menzionata. La dizione “Trigger Points” fu introdotta da Janet Travell (1901-1997) nel 1952, tuttavia, dal 30% all’85% dei pazienti con dolore muscolo-scheletrico soffre di questa condizione. L’incidenza si trova di solito nella popolazione di età compresa tra 27 e 50 anni, anche se la differenza di genere nell’incidenza dei trigger points non è ancora ben chiara.

In letteratura la definizione di trigger point che troviamo è:

Un trigger point (letteralmente ‘punto grilletto’) è una zona ischemica, rigida e poco contrattile  (pochi mm di diametro) all’interno di una “bandelletta” di un muscolo scheletrico. La zona è dolorosa alla palpazione e può evocare un dolore proiettato in un’altra zona..

Raffigurazione del trigger point

All’esame obiettivo, le bande tese e i trigger points si trovano solitamente nei muscoli interessati. La fascia tesa è ventre muscolare contratto che può essere palpato. Il trigger point è il punto marcato sulla fascia tesa che genera dolore localizzato e/o riferito per compressione. Ma non tutti i trigger points sono uguali…

Li classifichiamo in:

  1. TRIGGER POINT ATTIVO (è sempre attivo alla palpazione, e se è stimolato con compressione genera i classici sintomi composti da dolore localizzato e/o irradiato e spasmi involontari del muscolo. Il dolore è presente sia nella fase di movimento, sia a riposo).
  2. TRIGGER POINT LATENTE (può essere attivato da più variabili come attività scorrette ripetute, e spesso può rimanere “silente” per molti anni. Esso, invece, è asintomatico poiché non provoca dolore né localmente né riferito, il dolore riferito sarà avvertito dal paziente solamente quando il terapista stimolerà il trigger point attivo. I sintomi dei trigger points latenti stimolati sono gli stessi di quelli attivi.

Mappa dei Trigger Points più comuni

Esistono molti criteri diagnostici clinici per individuarli, ma banalmente il metodo più efficace è la digitopressione che ci determina:

  • “riconoscimento del dolore durante la palpazione del trigger point”
  • “pattern di riferimento specifico del dolore”
  • “risposta locale della contrazione”

Ci sono molti metodi per poter trattare i trigger points. Tutti i pazienti dovrebbero essere istruiti sugli esercizi di stretching e sulla modifica ergonomica dei vari vizi posturali che assumono quotidianamente. Spesso vengono prescritti farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e miorilassanti, ma le prove attuali della loro efficacia rimangono inconcludenti. Le modalità fisiche hanno un ruolo importante nella gestione del dolore, le più comuni sono:

DIGITOPRESSIONE (trattamento con pressione ischemica per la durata di 20-30”)

MASSAGGIO 

STRETCHING (tecnica di stretch and spray)

DRY NEEDLING / AGOPUNTURA

APPLICAZIONE TAPING 

Per maggiori info sui trattamenti più efficaci scrivimi da QUI.

 Dott. Fabio Marino