- Introduzione
- Aspetti tangibili e intangibili della remunerazione
- Luogo di lavoro come “casa”
- Il primo cliente
- L’esperienza personale
- Conclusioni
Introduzione
Se è la prima volta che atterri sul mio blog, mi presento rapidamente solo per farti capire che, so bene quello di cui ti sto per parlare. Sono Fabio Marino, il fondatore del Brand Kinesis Sport, Centri medico-fisioterapici-personal trainer diffusi sul territorio italiano ed elvetico. Sono stato il primo personal trainer della Brianza nel lontano 2006 quando ancora, questa attività, era sconosciuta alla maggior parte della popolazione. Oggi naturalmente non svolgo più la professione e mi occupo “solo” dello sviluppo strategico dei miei Centri e di quelli nuovi in apertura.
Qual è la giusta remunerazione da dare ad un collaboratore credo sia una delle domande principali che si porta dentro un imprenditore etico. E allo stesso tempo, il collaboratore, nutre aspettative a riguardo, che sarebbe meglio non disattendere…
È infatti importante che ci sia un equilibrio tra “dare e avere” affinché si possa costruire una squadra di collaboratori motivati.
Ho usato appositamente il termine “dare e avere” per iniziare ad allargare le vedute su una remunerazione che non può essere esclusivamente di tipo monetario.
Pensare che la remunerazione economica sia l’unica forma di pagamento che mantiene le persone all’interno dell’azienda porterebbe non solo un grande dispiacere all’imprenditore, ma anche una difficoltà a comprendere certi tipi di comportamenti.
Aspetti tangibili e intangibili della remunerazione
La remunerazione è caratterizzata da alcuni fattori che possiamo definire tangibili e alcuni fattori intangibili.
L’errore spesso compiuto dal manager imprenditore, è di riconoscere come necessari, sul luogo di lavoro, quasi solo esclusivamente gli aspetti tangibili.
Gli aspetti tangibili della remunerazione sono:
- la ricompensa economica monetaria,
- eventuali bonus,
- benefit,
- ancora l’utilizzo di spazi e attrezzature aziendali che dimostrano la benevolenza del titolare.
Indubbiamente tutti questi sono fattori molto importanti che un imprenditore valuta, e poi decide di adottare a fin di bene, per rendere i collaboratori il più possibile soddisfatti del luogo di lavoro. Sono tutte azioni corrette da adottare, ma non sono le uniche. I fattori tangibili sopra descritti hanno un impatto sulla persona che è più basso rispetto agli elementi intangibili della remunerazione che a breve andrò a descrivere.
Luogo di lavoro come “casa”
Mi preme fare un piccolo passaggio intermedio che potrebbe aiutare già a comprendere quali sono gli aspetti intangibili: il luogo di lavoro non è tale, ma è una seconda casa.
Questa è la concezione che ogni imprenditore illuminato dovrebbe avere e trasmettere all’interno della propria impresa e nei confronti dei propri collaboratori.
Ogni dipendente quando apre la porta dell’azienda deve sentirsi ancora a casa. La dimora, per sua natura, dovrebbe essere quel luogo sicuro, in cui ogni persona può essere pienamente sé stessa, sentirsi protetta, non giudicata e percepire un senso di appartenenza. Tutto questo è possibile grazie al fatto che alla base dei rapporti domestici, dovrebbe esserci la valorizzazione dell’altro come persona caratterizzata da bisogni, progetti, ideali e problemi per i quali può aver bisogno di un supporto.
Con questa premessa ho così introdotto quelli che sono gli aspetti intangibili della remunerazione di un dipendente.
L’elemento fondamentale che sta alla base di un collaboratore motivato è legato alla capacità (soft skills) dell’imprenditore, di considerarlo prima come persona, e poi solo successivamente come un professionista che lavora per lui.
Questa frase appena espressa è già sufficiente per far percepire un abbattimento delle barriere e delle distanze che spesso si rileva nei team di lavoro.
Pensare che un professionista debba esclusivamente essere pagato, e in cambio dare il suo tempo per svolgere mansioni che gli sono state trasmesse, porterebbe l’imprenditore a compiere l’errore primordiale che allontana gradualmente da lui ogni componente del suo team.
Il primo cliente…
Per evitare che ciò accada il titolare dovrebbe iniziare a considerare ogni collaboratore al pari di come considera e tratta un nuovo cliente. L’imprenditore infatti tende ad investire molte energie e tempo per soddisfare i nuovi clienti.
L’obiettivo è quello di cercare di comprendere appieno le esigenze e le aspettative del cliente. Questo appena descritto, è lo stesso processo che dovrebbe essere adottato con i collaboratori ogni giorno.
Sebbene dal punto di vista razionale i concetti sopra espressi sono facilmente comprensibili perché parlano alla natura dell’essere umano, sono pochi i titolari di azienda che mantengono nel tempo questo livello di attenzione nei confronti dei propri collaboratori.
Le giustificazioni possono essere molteplici.
Si lavora in un contesto culturale ed economico che cambia con estrema velocità, i ritmi di lavoro sono sempre più elevati e i processi da portare avanti sono notevoli. Senza dimenticarci delle crisi e delle urgenze da risolvere. Tutti questi elementi portano inevitabilmente, la maggior parte degli imprenditori, a mettere in secondo piano, e quindi trascurare, l’attenzione nei confronti delle proprie risorse umane.
Nonostante la profonda consapevolezza di quanto siano prioritari questi aspetti intangibili per mantenere il personale motivato, alla domanda che faccio spesso durante le mie consulenze ad imprenditori del settore: “Quanto tempo dedichi ai collaboratori?”
Le risposte denotano, quasi sempre la tendenza a trascurare le risorse umane. Queste dinamiche sopra descritte, comuni a molte aziende, si traducono di fatto in collaboratori che ricevono ordini, ma in cambio nessuna attenzione nei loro confronti.
Questo significa nessuna valorizzazione, che rimane, per natura dell’essere umano, l’elemento fondamentale ricercato da ogni individuo in qualsiasi rapporto che instaura nella vita. Nessuno rimane all’interno di un rapporto in cui non è valorizzato.
L’elemento di criticità che si aggiunge a quanto descritto sopra è legato al fatto che a volte, le persone non sono in grado di descrivere in modo lucido quali siano le motivazioni della loro insoddisfazione sul posto di lavoro. L’imprenditore, che comunque vorrebbe vedere tutti i suoi collaboratori soddisfatti, se intraprende qualche azione correttiva per cercare di aumentare la soddisfazione, solitamente concede un aumento della remunerazione economica. Purtroppo però, ogni forma di ricompensa che ricade nella categoria della retribuzione tangibile, ha degli effetti sulla motivazione che sono solo a breve termine. Questo perché non vengono centrate le reali e profonde esigenze del personale.
Attività di formazione e motivazione nei confronti del team, rappresentano una delle principali mansioni per le quali un imprenditore deve sentirsi il diretto responsabile.
Esperienza personale…
Personalmente all’interno dei miei Centri, ho vissuto, per un paio di anni, la criticità dell’elevato burn out del personale. Questo perché stavamo crescendo rapidamente, avevamo creato una linea intermedia tra fondatori e collaboratori, e inizialmente senza comprendere bene le cause, come risultato avevamo una bassa soddisfazione e motivazione del personale.
Analizzando a fondo la situazione intuii che forse quello che stava mancando erano i momenti di aggregazione con il personale, dentro e fuori dalle mura dell’ambiente lavorativo. Ogni manager, me compreso, investivamo la maggior parte delle energie, per svolgere attività legate alla crescita in termini di numero di Centri e di collaboratori. Questo però ci aveva fatto distogliere l’attenzione da un processo che fino ad allora era sempre venuto naturale, ovvero, il considerarci una famiglia.
Decisi così di cambiare rotta, intraprendere delle azioni correttive, e tornare a prestare più attenzione alle nostre risorse umane. Tra le principali attività inserite e organizzate ad hoc, oltre alle formazioni che non sono mai mancate, è stata ripresa la tendenza a fare team building e confronti più frequenti con il personale, soprattutto al di fuori dei luoghi di lavoro.
La mole di lavoro è notevole, perché tutto deve essere pianificato, programmato, ed organizzato nei minimi dettagli affinché ogni singola attività possa sortire l’effetto desiderato. Serve una persona che si dedichi anima e cuore alla creazione di queste attività. E tendenzialmente questa persona, consiglio spassionato, deve coincidere, con la figura dell’imprenditore.
Da quando abbiamo cambiato visione e strategia operativa, le cose hanno iniziato a cambiare ed è drasticamente diminuito il ricambio del personale.
Sarà un caso?
Non credo proprio. E mi piace continuare a pensare che il luogo di lavoro è il posto in cui investiamo la maggior parte del tempo della nostra vita, pertanto, le persone che operano con noi devono essere amate.
Conclusioni
Bisogna nutrire il reale interesse di fare loro del bene comprendendo esigenze e aspettative, in un rapporto bilaterale e simmetrico che non può tradursi in un tornaconto esclusivamente per l’imprenditore.
Un approccio di questo tipo, rende il posto di lavoro un luogo migliore, in cui le persone varcano volentieri la porta d’ingresso, prestano la loro manodopera e le loro capacità intellettuali, chiedendo in cambio le attenzioni che meritano… e solo successivamente la corretta remunerazione economica.
Dott.Fabio Marino
Founder Centri Kinesis Sport e Kinesis Sport franchising.
Imprenditore e consulente strategico di professionisti e imprenditori settore salute e benessere sulle tematiche: pianificazione aziendale, leadership e creazione di un Team, automatizzazione d’Aziende sanitarie. Laureato in Scienze motorie con master in posturologia e terapia manuale. Laureato in Economia della Start-up con master in Amministrazione, gestione e finanza aziendale.
Autore dei libri “REALIZZA IL TUO SOGNO” – “IL VIAGGIO: DA PROFESSIONISTA AD IMPRENDITORE” – “MAGIC PILLS: PILLOLE PRONTE ALL’USO PER PROFESSIONISTI DELLA SALUTE”
Per maggiori informazioni sui percorsi personalizzati scrivere a: segreteria@kinesisport.com
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